“Bando”, il nuovo brano del rapper sardo Diego è uscito il 15 settembre. Il pezzo mostra come dalla vita di strada e del “bando” (immaginario che si rifà a quello Americano delle case abbandonate “abandoned house”) i suoi amici l’abbiano portato fuori e salvato da situazioni che non avrebbero portato a nulla di buono nella sua vita. 

Il videoclip mostra un’altra passione del rapper, non la musica, ma le arti marziali. Le funi con cui lo legano nel video si trasformano in fasce da combattimento che successivamente usa per bendarsi le mani, pronto alla lotta: questa scena rappresenta proprio il “liberarsi” di Diego da situazioni della vita complicate, riversandosi nelle MMA. 

Le sonorità risultano anche in questo caso francesi con qualche sfumatura tedesca, anche per la scelta di contrapporre strofe crude e dirette con un ritornello e dei bridge molto più melodici. Infine,  la voce roca e rabbiosa di Diego rende il tutto unico nel suo genere.

Lo abbiamo intervistato per poter scoprire meglio questo nuovo artista e farvelo conoscere più da vicino.

“Bando” si parla di una rinascita, di una seconda chance che hai saputo cogliere al volo. Come era la tua vita prima? Il rap ha sempre fatto parte del tuo percorso? Che consigli ti senti di dare a chi, come te, vorrebbe cambiare vita?

Sentivo che nella mia vita mancava qualcosa, che sapevo di avere dentro di me ma non sapevo come tirare fuori. Come ho già detto in altre interviste, la palestra ha sempre fatto parte del mio percorso di crescita, ma non riuscivo a tirare fuori quei principi che piano piano sto facendo miei.

Il rap entra a far parte della mia vita già da piccolo dato che sono cresciuto in una famiglia in cui la musica è molto importante. Infatti, ho iniziato a suonare il piano dall’età di sei anni e da solo in cameretta ho iniziato a scrivere i miei primi testi dai miei 13 anni circa.

Per chi vuole cambiare vita non voglio fare troppi giri di parole: smettila di cazzeggiare e datti da fare, senza perdere tempo. Se ce l’ho fatta io ad uscire dal “Bando” ce la possono fare tutti, basta solo un po’ di buona volontà. Poi io non sono un educatore e non voglio insegnare niente a nessuno, ma se ci credi veramente le cose succedono, cambiano solo se le cambi tu.

Come affronti il lavoro di produzione dei tuoi pezzi? Come lavori quando sei in studio?

Purtroppo il mio produttore, DOD, sta a Roma. Siamo distanti ma riusciamo a collaborare senza problemi nonostante tutto. Il mio punto di forza sta in Emdi, giovane produttore di talento nuorese nonché mio vicino di casa che mi dà una mano enorme nel registrare tutto, a ispirarmi per la stesura del testo e a modificare le basi per poi mandare tutto a DOD, che si occupa della produzione musicale completa.

Come nascono i tuoi testi?

I miei testi nascono principalmente in studio insieme a Emdi e al mio “contatto” Pendra (il mio personal manager): ci sediamo mettiamo su un beat e il resto viene da sé. Andrea (Pendra) e Massimiliano (Emdi) sono di grande ispirazione.

Quando sono in studio mi sento libero, posso dire quello che penso e cerco di riuscire a trasmettere il messaggio che voglio alla gente. Anche se i miei video sono crudi, non insegno la violenza ma parlo di rivalsa, di rispetto verso se stessi e verso gli altri.

Attraverso i testi voglio proprio trasmettere questo: il mio modo di uscire dal “bando” e prendersi cura di se stessi prima di tutto per crearsi un futuro migliore.

Ci tengo a precisare che condanno la violenza, l’avversario sul ring è un obbiettivo non un nemico, ci si rispetta. Gli incontri finiscono con un abbraccio, non con la morte di qualcuno, io mi dissocio da chi pratica la violenza al di fuori di una palestra, a meno che non sia per autodifesa.

Cos’hai in programma per il futuro? Hai già altri pezzi in cantiere?

Ovvio, non siamo neanche all’inizio, il bello deve ancora venire. Ho tanta roba in programma che rivoluzionerà questa musica che in Italia mi ha sinceramente stancato dato che in pochi cercano davvero di metterci qualcosa che gli appartiene, di originale. Comunque siamo sempre a lavoro.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Le mie fonti di ispirazione arrivano principalmente dall’estero, da Germania, Francia e Inghilterra, anche se devo dire che Guè è sempre stato nelle mie cuffie già da Sacre Scuole. In più, come detto prima, la musica è sempre stata parte integrante della mia vita, non mi piace associare sempre tutto al rap, ma ci sono anche altri generi musicali che mi hanno portato a scrivere e cantare in questo modo.

Ci sono artisti della scena rap italiana con la quale ti piacerebbe lavorare?

In realtà, i nostri progetti sono ben studiati e non includono collaborazioni con altri artisti a caso o con persone che non conosco. In futuro mi piacerebbe collaborare con Jamil, che rispetto e ammiro per quello che fa, anche per i suoi video che hanno dei concetti simili ai miei. Come anche Young rame, Deal Pacino ecc.. Apprezzo chiunque esprima il vero in quello che dice, e ce ne sono veramente pochi (ride).

 

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