E’ uscito “The Dope”, il nuovo singolo della formazione lombarda Funky Buddha.
I quattro, dopo l’incontro con il rapper Daniele “Most D”, cominciano a dar vita a pezzi che attingono alla black music afroamericana e al funk in particolare modo.
“The Dope” – mixato al Junkfish Studio da Frankie Di Natale – è un brano caratterizzato da un suono fresco, partendo da un’atmosfera crepuscolare per poi aprirsi in tinte luminose fino a giungere ad un violaceo ritornello impercettibilmente disorientante.
Il pezzo ha un timbro moderno, sebbene l’impalcatura sonora condivida lo stesso materiale dei tardi ’70 e i primi ’80 con una chitarra elettrica che si tuffa nelle acque colorate da sintetizzatori, su di un tappeto vellutato creato da un basso morbido e deciso.
Il singolo è come un rito cosmogonico che si struttura intorno all’analogia tra musica di qualità (in slang definita dall’aggettivo “dope”) ed una sostanza illegale (indicata appunto con il sostantivo “dope”).
Nella prima strofa questa sostanza viene creata, raffinata e diffusa nel mercato attraverso canali non ufficiali, dal momento che gli altri preferiscono invece vendere musica di qualità inferiore. Quest’attività rappresenta una scommessa perché, sebbene sia lampante la verità dietro i prodotti in circolazione, è altresì vero che la gente non sia sempre in grado di capire cosa sia meglio per sé. [Will it be a game-changer? Who knows, but is it worth the price? Thinking otherwise would be silly].
Malgrado il parallelismo, la musica di valore non è dannosa, al contrario consente di espandere la propria visione e viaggiare attraverso le dimensioni e il proprio spazio interiore: dalla sua assunzione si ricrea il proprio universo personale costellato di valori differenti da quelli della società in cui ci troviamo. Nonostante un ambiente che mira a tarpare le ali alla creatività, è proprio la visione di possibilità differenti – fecondata dalla consapevolezza del valore dell’artefatto creato – che spinge a varcare i propri confini, ad utilizzare le barriere come appigli e a sconvolgere la visione statica che ci immobilizza. [Miracle, that’s what happen when you fight too hard to accept failure, show ‘em you can grab the limit like Elgin Baylor].
Il fine ultimo è quindi quello di risvegliare le coscienze attraverso la sostanza che, al contempo, è in grado di ridare calma e stabilità quando si rischia di perdere il controllo. [Dizzy busy to wake, for funk sake, deeper than the lake, we feed you with shit that got you tripping and if you tripping let your mind start drifting].